Fiorenzuola d'Arda
cittadina
Fiorenzuola d'Arda (Fiurinsöla [fiurĩ'søːlɐ] o [fiurĩ'soːlɐ] in dialetto piacentino) è un comune italiano di 14 869 abitanti della provincia di Piacenza in Emilia-Romagna. Il territorio del comune di Fiorenzuola d'Arda è elencato tra i comuni di pianura, nella regione agraria Basso Arda; l'altitudine media è di ottantadue metri sul livello del mare. Confina con i comuni di Alseno, Cadeo, Castell'Arquato, Carpaneto Piacentino, Cortemaggiore e Besenzone. Fiorenzuola d'Arda risulta essere il comune più popolato della provincia dopo Piacenza. La Val d'Arda è stata interessata dal popolamento umano durante tutte le fasi della Preistoria. Testimonianze del Paleolitico inferiore sono presenti nel comune di Castell'Arquato ove sono state ritrovate schegge di selce nel 1982. Rinvenimenti relativi al Neolitico si sono avuti in tutti i comuni della vallata a monte della Via Emilia; alla Palazzina d'Olza, nel comune di Fiorenzuola d'Arda, furono scoperti nel 1894 tre fondi di capanne circolari, ritenuti la più importante testimonianza del Neolitico in Val d'Arda. I resti di palafitte trovati a Fiorenzuola d'Arda in via Bressani tra il 1950 e il 1960, e in vicolo Templari, nel 1967, ritenuti di difficile datazione, lasciano in sospeso l'ipotesi di un abitato palafitticolo; una lama in selce e un pugnale di bronzo rinvenuti a Frascale di San Protaso, frazione di Fiorenzuola d'Arda, e attribuiti a questo periodo, sono custoditi dal 1896 nel Museo Pigorini di Roma. L'Età del ferro non risulta documentata nel comune di Fiorenzuola d'Arda ma è testimoniata nei comuni di Morfasso, Veleia, Vigoleno, e Villanova sull'Arda. Nel 222 a.C. l'Emilia è ormai completamente romana e nel 218 Piacenza e Cremona diventano colonie latine. Insieme ai reperti archeologici, la toponomastica è fonte di dati geografici e sociali in ausilio alla Storia: la presenza in Val d'Arda e in particolare nel comune di Fiorenzuola dei toponimi terminanti nelle desinenze in -asco e -asca denotano la presenza anche dei Liguri, antagonisti di Roma, mentre quelli terminanti in -ena ed -enna denotano l'influenza degli Etruschi. La Via Emilia e la centuriazione consolidarono l'unità e il saldo possesso della regione da parte dei romani che ne fecero una regione dalle prospere condizioni economiche. Fiorenzuola d'Arda, su questa "strada strategica di prim'ordine e spina dorsale dell'Italia settentrionale" fra città famose, visse quella felice stagione che toccò il suo apice nel II secolo d.C. Fiorenzuola è la Florentia segnata negli itinerari dell'ultima età imperiale: la Tavola Peutingeriana, l'Itinerario di Antonino Augusto e le Coppe argentee sono tutte concordi nello stabilire in 15.000 passi (22 km.) la distanza tra Placentia e Florentia; Fiorenzuola era una mansio, stazione di tappa sulla Via Emilia. Il nome Florentiola compare nell'VIII secolo d.C. nella Cosmografia dell'anonimo geografo ravennate, per distinguerla dalla Florentia Etrusca (Firenze). Numerose sono le testimonianze dell'impronta romana di Fiorenzuola: Anfore Olearie rinvenute nel 1972 Tomba alla cappuccina risalente al II-III secolo d.C. rinvenuta nel 1976 in località Molinetto e ricostruita nell'atrio della Scuola Secondaria di I grado ove è ancora visibile Epigrafe rinvenuta nel 1813 nel Podere Trompella e ora conservata nel Museo Nazionale di Parma Piacenza nel 322, secondo un'accreditata tradizione, era già sede vescovile; nel 350 il protovescovo S. Vittore faceva erigere la prima cattedrale piacentina (Basilica Vittoriana). Fiorenzuola, favorita dalla Via Emilia, a 22 km da Piacenza dovette ricevere il messaggio evangelico in quegli anni. Le invasioni barbariche dei Goti, Unni e Longobardi, tra il V e VII secolo, non consentirono tregue e ricostruzioni dei centri minori saccheggiati, incendiati e semidistrutti. La più antica lapide testimoniante il cristianesimo piacentino fu scoperta nella frazione del Moronasco, in comune di Fiorenzuola d'Arda. I diplomi dei re longobardi Ilprando (744) e Rachis (746) confermavano al vescovo di Piacenza il possesso dei monasteri rurali di Fiorenzuola, Tolla e Gravago e del monastero cittadino dei SS. Tommaso e Siro; un rector li reggeva in nome del vescovo. Il monastero di Fiorenzuola è ancora documentato, come abbazia benedettina, sotto il titolo San Fiorenzo di Tour, nell'anno 830, in una declaratoria di giudici imperiali a favore di Cosma che ne era abate. Nel X secolo Fiorenzuola era sede di una Pieve, forse la chiesa del monastero soppresso, affidata al clero secolare; da essa dipendevano numerose chiese (dette suffraganee) tra le quali ricordiamo quelle di Alseno, di Baselicaduce, Lusurasco e Moronasco. Fiorenzuola rinacque intorno al Monastero e poi alla pieve, ove si sviluppò il borgo sulla pianta di un tipico castrum romano. Il Castrum Vetus di Fiorenzuola viene citato in una pergamena del 1248 conservata nell'Archivio Parrocchiale e, nel 1341, nella zona verso Piacenza viene aggiunto ad opera dei Visconti il Castrum Novum (il tutto circondato da mura e fossati). Delle antiche torri è rimasta quella ora adibita a campanile della Collegiata. Durante il regime vescovile l'agricoltura continuò a prosperare tramite la concessione delle campagne a piccoli signori feudali locali e con le forme dell'enfiteusi già presenti nel periodo monastico. Il 29 luglio 923 fu il giorno più nero della storia di Fiorenzuola, teatro di una tra le più sanguinose battaglie dell'epoca, combattuta tra Berengario I, imperatore del Sacro Romano Impero e Re d'Italia e l'antagonista Rodolfo II di Borgogna. Durante i primi decenni del XIII secolo Fiorenzuola si eresse a libero Comune; per la sua posizione geografica, sempre nel XIII secolo, fu esposta alle conseguenze delle battaglie combattute nel suo territorio tra parmigiani e cremonesi (ghibellini) alleati contro i piacentini (guelfi). È in quella arroventata atmosfera che a Piacenza si instaurò la Signoria. Nel 1586 Alessandro Pallavicino, erede e cugino di Sforza Pallavicino dovette cedere, dopo solo un anno di dominio, lo Stato Pallavicino (comprendente il feudo di Fiorenzuola) ad Alessandro Farnese. Alla Signoria si sostituiva il Principato ed iniziava un periodo storico più civile; nella Comunità sarebbero stati proporzionalmente rappresentati i ceti borghigiani e quelli rurali. Fiorenzuola fece parte dello Stato farnesiano, che comprendeva i ducati di Parma e Piacenza fino al 1731, anno della morte dell'ultimo duca Antonio Farnese. Seguì la dominazione dei Borboni, eredi e discendenti dei Farnese. Una grida del 25 ottobre 1802 annunciava ai fiorenzuolani la decisione che l'esercizio della sovranità era diventato di pieno diritto della Repubblica Francese: era quindi l'inizio della dominazione napoleonica. Maria Luigia d'Austria, vedova dell'Imperatore Napoleone Bonaparte, sarà la Duchessa della Restaurazione governando il ducato dal 1814 al 1847. Alla sua morte, come stabilito da una clausola del Trattato di Vienna, il Ducato ritornò alla dinastia dei Borboni. Tra gli avvenimenti importanti di questo periodo ebbe una certa risonanza lo scontro avvenuto il 25 febbraio 1831 tra un battaglione austriaco di 500 soldati ed una colonna di 170 insorti (in gran parte studenti) venuti da Parma a presidiare Fiorenzuola: caddero due insorti e altri 22 furono arrestati e condotti prigionieri a Piacenza. Il 26 marzo 1848 l'anzianato delibera la formazione di una guardia civica nazionale per mantenere l'ordine pubblico. Il 10 maggio dello stesso anno Fiorenzuola si annetteva al Piemonte. Il 18 marzo 1860 la provincia di Piacenza viene dichiarata parte integrante del Regno d'Italia e il 18 maggio 1862 viene fondata la Società del Mutuo Soccorso tra gli operai di Fiorenzuola d'Arda. Dal 1º gennaio 1866 la denominazione ufficiale della città divenne Fiorenzuola d'Arda. Con l'annessione al Regno e la relativa pace fiorirono, negli anni successivi, numerose opere quali, ad esempio, la Raffineria dei Petroli nel 1892 prima in Italia Durante il primo conflitto mondiale gli edifici adatti di Fiorenzuola vennero trasformati in stabilimenti sanitari per malati e feriti di guerra per una capienza totale di 800 posti. I caduti fiorenzuolani furono 210 e ad essi venne dedicato il Monumento in Piazza Caduti. Tra i due conflitti mondiali la città attraversò un periodo relativamente florido nonostante la crisi economica di quegli anni. Durante il secondo conflitto mondiale Fiorenzuola venne colpita dai bombardamenti e fu così che molti abitanti cominciarono ad essere sfollati in luoghi ritenuti più sicuri come i poderi La Confina, La Dugara e Riomezzano. Il contributo di vite umane fu alto soprattutto tra i civili e questo fu riconosciuto dal presidente della Repubblica con la medaglia d'oro al valore militare concessa con decreto del 12 aprile 1996 e consegnata dallo stesso il 9 ottobre Qualche anno più tardi Fiorenzuola viene insignita del titolo di città (D.P.R. 18 settembre 1956) e tale evento è ricordato con una targa sulla facciata del municipio. Negli anni sessanta-settanta lo sviluppo territoriale della città arrivò al suo massimo e, nel giro di pochi anni, si triplicò l'estensione dell'abitato che per secoli era rimasto immutato. Lo stemma ufficiale di Fiorenzuola d'Arda, riconosciuto con DPCM dell'11 marzo 1955 e prescritto dal modello allegato al decreto presidenziale del 18 settembre 1956 che le concede il titolo di città è così composto: Le tre rose sono disposte, nel campo rosso dello scudo, come i vertici di un ideale triangolo isoscele capovolto. Gli ornamenti esteriori sono la corona murale del Comune, sopra lo scudo, formata da un cerchio aperto da quattro pusterle di cui tre visibili con due cordonate a muro sui margini, sostenente una cinta aperta a sedici porte di cui nove visibili, ciascuna sormontata da una merlatura a coda di rondine: il tutto d'argento e murato di nero, e il serto, sotto la punta dello scudo, formato da un ramo di alloro alla destra e da uno di quercia a sinistra, serrati da un nastro tricolore. Il più antico stemma civico è affrescato nel sottoarco dell'abside della Collegiata di San Fiorenzo, nei due cerchi-scudi ovati sostenuti da putti all'inizio dei festoni, ad opera di un ignoto pittore lombardo della fine del XV secolo. Rispetto ad esso, la versione usata ufficialmente dal comune prevede che le rose siano rappresentate realisticamente con il gambo, il ricettacolo e i petali, ferma restando la blasonatura. All'origine dello stemma sono associate alcune leggende popolari: la prima pertiene a una battaglia combattuta presso Fiorenzuola nel 73 a.C. da Marco Lucullo, il quale aveva esitato a dare inizio alle ostilità perché in inferiorità numerica (sedici plotoni contro i cinquanta del nemico); all'improvviso però si levò un forte vento dalla pianura, che portò sulla sua tendopoli una grande quantità di rose, che si fermarono sugli elmi e sugli scudi dei soldati luculliani, il quale interpretò il fatto come un segnale divino di buon auspicio, risolvendosi ad attaccare il nemico con grande slancio e riuscendo infine ad annientarlo. Un'altra versione, pur mantenendo invariati i particolari delle rose cadute su un accampamento militare alla vigilia di un'importante battaglia, fa riferimento allo scontro che nel 923 contrappose Berengario I, imperatore del Sacro Romano Impero e Re d'Italia e l'antagonista Rodolfo II di Borgogna. La terza ipotesi leggendaria afferma che le rose siano la rappresentazione allegorica delle tre figlie di un nobile che abitava in queste località; la fama della loro bellezza si sparse in tutto il contado ed arrivò sino alle orecchie di un guerriero che, con la sua crudeltà, faceva vivere nel terrore i residenti della zona. Costui quindi assassinò i genitori e rapì le tre fanciulle, il cui pianto però commosse una divinità dei boschi che, per salvarle, le trasformò in tre rose bianche. Il cavaliere, adirato, cercò di strappare i fiori dal terreno, ma essi erano saldamente ancorati al suolo ed egli si punse con le spine, fino a morire dissanguato. Un'ulteriore leggenda vuole invece che un drago avesse rapito tutte le fanciulle di un villaggio della Val d'Arda e nessun abitante del posto, malgrado i diversi tentativi, fosse riuscito a salvarle. Arrivarono quindi quattro nobili cavalieri gemelli forestieri che sfidarono il drago: al tramontare del sole tre di essi furono uccisi, ma non il più giovane, che riuscì infine ad ammazzare la bestia, per poi sciogliersi in un pianto addolorato per la perdita dei suoi fratelli. La principessa Fiore, che era la ragazza più bella del villaggio, gli cucì quindi sul mantello tre rose bianche, in ricordo dei tre valorosi giovani caduti. Al netto delle ipotesi leggendarie, lo stemma di Fiorenzuola rientra nella categoria degli stemmi parlanti, che evocano nel loro disegno il significato del toponimo; peraltro in araldica il giglio e la rosa sono i fiori più comuni nei blasoni, ove spesso sono rappresentati in tre unità. Il gonfalone, concesso con DPR del 2 agosto 1955, è un drappo trinciato di bianco e di rosso. Il santo patrono di Fiorenzuola d'Arda è San Fiorenzo di Tours e lo si celebra il 17 ottobre. Compatrono della Città sull'Arda è San Bernardo, dal 1693. La sua festa è il 20 di agosto. Anticamente Fiorenzuola aveva un altro patrono: San Bonifacio.
© wikipedia
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