Pontremoli
paese
Pontrèmoli (Apua in Latino, Puntrémal nel dialetto della Lunigiana) è un comune italiano di 6 956 abitanti della provincia di Massa-Carrara in Toscana. Appartiene geograficamente e culturalmente alla regione storica della Lunigiana. I primi insediamenti umani risalirebbero al I millennio a.C.; ritrovamenti di antichi reperti megalitici antropomorfi, sparsi più o meno in tutta la Lunigiana e meglio conosciuti come statue stele, oggi conservate nel museo dentro il sovrastante castello del Piagnaro, testimoniano la presenza di nuclei abitati almeno fino all'arrivo degli Etruschi, intorno al VII secolo a.C.. I fenomeni di mescolanze tra Etruschi e tribù autoctone, diedero vita a quelle che furono identificate come popolazioni di Liguri Apuani. L'ipotesi che Pontremoli corrispondesse alla leggendaria Apua, capitale dei Liguri Apuani, è assai fondata già ai tempi della tradizione umanistica. Gli Apuani, dopo secoli di resistenza, furono sconfitti dai Romani nel II secolo a.C. e deportati nel Sannio perché con la loro guerriglia impedivano alle legioni l'occupazione del territorio circostante. Una parte di essi però riuscì a ritirarsi verso le montagne, rimanendo nascosta nel folto dei boschi e nelle valli impervie, nei loro primitivi insediamenti. I resti dell'antica Apua sarebbero stati riconosciuti nei pressi di frazione Belvedere di Saliceto, lungo il corso del fiume Magra, a circa 3 chilometri dall'odierno paese. Il toponimo Apua fu dato dagli stessi antichi romani, ma fu tuttavia ripreso da radici più antiche e di origine incerta. Bisogna inoltre tener presente che gli antichi Liguri indicavano, con un nome, una comunità o un insieme di paesi (vedi ad es. gli odierni Zeri o Zignago o altri luoghi della Liguria). Nel IV secolo dell'impero romano, Apua fu ripopolata dagli stessi Liguri, a volte chiamata col nome di Abbia. Oltre alle suddette tribù liguri, Apua ha dato il nome anche alle vicine Alpi Apuane, che però fanno parte del subappennino toscano, posto più a sud, e alla cosiddetta diocesi Apuana. Nel VII secolo il primo nucleo abitato del paese cominciò a chiamarsi Pons Tremulus. Più tardi Carlo Magno, nel 774, donerà all'abate di Bobbio anche la selva di Montelungo, assieme ai territori dell'Alpe Adra della Val Petronio e al borgo marino di Moneglia che diverrà così il porto del feudo monastico. Nel Medioevo il borgo di Pontremoli crebbe notevolmente soprattutto in relazione all'antica via Francigena di pellegrinaggio verso Roma che, procedendo dal Passo della Cisa, attraversava l'intera Lunigiana. Nell'itinerario di Sigerico (scritto alla fine del X secolo), il borgo costituiva la XXXI tappa, ed era definito Pontremel dalla stessa antica arcidiocesi di Canterbury. Più tardi, verso la metà del XII secolo, un altro monaco benedettino, Nikulás Bergsson , provenendo dall'Islanda e diretto a Gerusalemme, seguirà lo stesso percorso annotando la sua sosta in Pontremoli nella sua relazione Leiðarvísir. Un altro percorso medievale era la Via dei Monti (anche detta Via de Pontremolo) che, attraverso la val di Vara, il Bardellone, Borghetto Vara e Brugnato, collegava Pontremoli all'approdo di Levanto. Il borgo di Pontremoli, favorito dalla configurazione montuosa del territorio circostante, divenne una repubblica indipendente tra il XII ed il XIII secolo. Per Alpem Bardonis Tusciam ingressus, si diceva già nell'Alto Medioevo di chi passava dalla «Porta di Toscana»: così i Longobardi avevano definito la regione di Luni. Così la indicò anche l'imperatore Federico II, che visitò più volte Pontremoli e, nel febbraio del 1249, proveniente da Cremona, si trascinava appresso in catene Pier della Vigna, il fido consigliere caduto in disgrazia e protagonista del magnifico Canto XIII dell'Inferno. Proprio in Pontremoli, «in platea ecclesie Sancti Geminiani» (Piazzetta S. Gemignano) lo fece crudelmente accecare. La sua collocazione strategica fece di Pontremoli il centro di numerose contese tra varie Signorie italiane e straniere. All'inizio del XIV secolo la rivalità tra le fazioni di guelfi e ghibellini culminò con la costruzione del grande campanile per separare i campi dei contendenti. Il borgo di Pontremoli fu dominio di diverse famiglie aristocratiche, fra cui quella dei Malaspina (nel 1319) e quella degli Antelminelli (nel 1322). Nel 1331, Pontremoli fu venduta da Giovanni I di Boemia a Mastino II della Scala, signore di Verona, e successivamente (nel 1339) passò ai Visconti di Milano. Nel 1404 il possesso del borgo passò alla genovese famiglia Fieschi, per ritornare poi nel 1433 nuovamente sotto il governo del duca di Milano Filippo Maria Visconti che lo donò alla figlia Bianca Maria come dote in occasione delle sue nozze con Francesco Sforza. Nel 1495 Pontremoli venne saccheggiata dalle truppe in ritirata di Carlo VIII re di Francia, nonostante il territorio fosse dominio di Ludovico il Moro, nuovo Duca di Milano. Il saccheggio avvenne in occasione della funesta discesa in Italia del re francese alla conquista del Regno di Napoli. Ricordo di questo evento è la targa affissa alla base del campanile della vicina frazione di Mignegno. Sconfitto Ludovico il Moro da Luigi XII, come altre aree dell'Italia settentrionale Pontremoli divenne possedimento francese dal 1508 al 1522. Dopo la sconfitta di Pavia su Francesco I, nel quadro delle conquiste italiane dell'imperatore Carlo V, nel 1526 Pontremoli fu concesso in feudo ai Fieschi. Dopo la loro congiura contro Andrea Doria ne furono spogliati e il feudo di Pontremoli fu conferito a Ferrante I Gonzaga. Pontremoli (circa 6.000 abitanti) rimase quindi controllato da un governatore spagnolo, fino a quando non venne acquistata dalla Repubblica di Genova nel novembre 1647 con i feudi imperiali di Giovagallo e di Castagnetoli, con la promessa di ratifica reale della Spagna entro sei mesi e la relativa approvazione imperiale al prezzo di 200.000 pezzi da otto. Tuttavia, alla scadenza dei sei mesi, Genova rescisse il contratto. Tre anni dopo, Filippo IV di Spagna, nella sua qualità di Duca di Milano, vendette Pontremoli al granduca Ferdinando II de' Medici per la somma di 500.000 scudi. Pontremoli entrò quindi a far parte del Granducato di Toscana e rimase in questa condizione fino al 1847, ad eccezione del periodo napoleonico dal 1805 al 1814. Con le riforme leopoldine nel 1777 Pontremoli divenne una comunità autonoma, sebbene sempre all'interno del Granducato di Toscana, e nel 1778 divenne ufficialmente una città. Nel 1797 divenne sede vescovile, rimasta autonoma fino al 1988, quando vi fu la creazione della nuova Diocesi di Massa-Carrara-Pontremoli, con gli stessi confini della provincia civile di Massa Carrara. L'intera zona venne gravemente danneggiata da un terremoto nel 1834. Nel 1847 Pontremoli e il suo territorio vennero annessi al ducato di Parma, in attuazione del trattato di Firenze del 28 novembre 1844, e vi rimase fino al 1859 e all'Unità d'Italia. Lo stemma di Pontremoli è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 6 marzo 1939 e concesso, assieme al gonfalone, con decreto del presidente della Repubblica dell'11 maggio 2004. Il gonfalone è un drappo di azzurro. Pontremoli è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignita della medaglia di bronzo al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale:
© wikipedia
Pontremoli è è un punto tappa La Via Francigena. Puoi raggiungere Civitas Vaticana - Città del Vaticano in 23 giorni.
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