Sarzana
cittadina
Sarzana (AFI: [sarˈʣana]; Sarzànn-a in ligure (spezzino), Sarzàna, [saɾˈzana] in dialetto della Lunigiana) è un comune italiano di 21 686 abitanti della provincia di La Spezia in Liguria. Considerata l'erede storica dell'antica città romana di Luni, Sarzana è un importante centro della val di Magra. Grazie alla sua posizione, è dalla sua fondazione crocevia di importanti vie di comunicazione tra la Liguria, la Toscana e l'Emilia-Romagna. Sin dall'antichità fu centro agricolo e commerciale di grande rilievo e, già in età medievale, importante centro religioso e giuridico, con sede vescovile e tribunale. Sarzana sorge nella parte terminale della vallata del Magra, a pochi chilometri dall'estuario del fiume, in una zona relativamente pianeggiante a est di esso, detta appunto piana di Sarzana. La città sorge anche ai piedi della collina di Sarzanello, un rilievo di circa 150 m s.l.m. Il sistema orografico circostante è rappresentato dalle asperità che diradano dalle vicine Alpi Apuane. Il comune, inoltre, è inserito nel Parco naturale regionale di Montemarcello-Magra-Vara. Nei pressi di Sarzana scorre, come già detto, il fiume Magra, il cui bacino è alimentato anche dal torrente Calcandola, principale affluente sarzanese, nonché da altri torrenti come il San Michele, l'Albachiara e l'Isolone. Oltre al fiume sono presenti anche due specchi d'acqua, di dimensioni modeste, detti "bozi", termine dialettale che indica la "pozzanghera", in questo caso l'acquitrino, e che quindi rimanda alle piccole dimensioni dei due laghetti. Il centro abitato si trova a pochissimi chilometri dal mare e dal confine con la regione Toscana, in particolare da quello del comune di Fosdinovo. La sua posizione geografica ha fatto di Sarzana una vera e propria terra di confine, un punto di contatto tra usanze, tradizioni e storie differenti. I più antichi rilevamenti archeologici mostrano che la zona era già stata abitata dal periodo neolitico. Nei tempi antichissimi, pur sotto il controllo dei Liguri Apuani, in generale questa zona era frequentata sia dai vicini Etruschi sia dai mercanti greci. Secondo Mario Buffa (Toponomastica Itineraria Etrusca vol XXXIII dell'Archivio Storico per le Provincie Parmensi) il nome Sarzana costituirebbe un toponimo miliare etrusco, equivalente ai nostri moderni quarto, quinto, sesto, ed esattamente segnerebbe il quarto miglio da Luni ed equivarrebbe al toponimo Sarzano, a 4 miglia da Rimini, Sarzano di Rovigo, a 4 miglia dal passo dell'Adige nella vecchia via di Padova ecc. L'originaria popolazione dei Liguri resistette a lungo alla penetrazione romana. Alcune tribù si allearono con il condottiero cartaginese Annibale o praticarono tattiche di guerriglia; altre invece contribuirono con contingenti militari alle legioni romane. Una volta sottomessi, i Liguri dovranno attendere le leggi Julia e Papiria nell’89 a.C. per entrare nel diritto romano; non a caso la stessa Luni, fondata nel 177 a.C. come base militare nella lotta contro i Liguri, a lungo rimase giuridicamente una colonia. Nell'età delle guerre civili la zona di Luni e di Sarzana erano incluse nel pomerio di Roma, in sostanza la zona che includeva tutta la Penisola a sud dei fiumi Magra e Rubicone. In età imperiale romana la zona lunense, diffusa di piccoli villaggi e fattorie, apparteneva alla Regio VII Etruria, nella ripartizione territoriale decisa nel 7 d.C. da Augusto. Alla caduta dell'impero la zona subì le vicende connesse all'arrivo di nuovi dominatori ostrogoti e alla riconquista bizantina. Poi il dominio longobardo, quello franco e la conseguente ripartizione feudale. Al finire dell’Alto Medioevo ebbe inizio l'abbandono della città romana di Luni, provocato dall'insicurezza per le continue e devastanti incursioni dei predoni saraceni. L'abbandono e la conseguente incuria comportò anche l'interramento del suo porto. Nel 1016 la città, conquistata e pressoché distrutta dall'arabo Mujahd, fu quasi abbandonata dai sopravvissuti nonostante l'arrivo del soccorso pisano, genovese e di papa Benedetto VIII che pose in fuga i saraceni. La migrazione si diresse in prevalenza a popolare il villaggio di Sarzana, posto in un luogo più sicuro a monte, in corrispondenza dell'incrocio tra la Via Aurelia e la strada che conduceva verso la Pianura Padana, in una posizione che si rivelerà nel futuro strategica per il commercio e gli interessi politici sull'area. Il borgo sarzanese appare peraltro già citato per la prima volta in un diploma dell'imperatore Ottone I datato al 963, 19 maggio,, nel quale il possesso del "Castrum de Sarzano" viene riconosciuto ad Adalberto, vescovo di Luni. Il borgo traeva beneficio dalla Via Francigena percorsa nei due sensi da merci, mercanti e pellegrini e, grazie al vicino porto fluviale di San Maurizio sulla Magra, svolgeva anche la funzione di snodo per i viaggi marittimi verso la Spagna. Nell'XI secolo la zona di Luni e di Sarzana era Dominio dei Canossa. Le sue istituzioni Comunali, documentate nel 1140, verranno confermate e sottratte al dominio dei vescovi di Luni da Federico Barbarossa nel 1163. Nel 1196 Sarzana acquista il Monte Caprione da Andrea Bianco, quest'ultimo marchese di Corsica e di Massa, per la somma di 325 lire ambrosiane. La sede vescovile era rimasta a Luni finché nel 1187 papa Gregorio VIII, transitando in val di Magra, dovette constatare lo stato di spopolamento della città lunense e del suo abbandono per la malaria e consentì al suo vescovo Pietro di trasferirsi in una sede più idonea. Nel 1201 il vescovo Gualtiero e i suoi canonici "communi concordia", decisero infine il trasferimento nel cresciuto borgo di Sarzana "cum auctoritate domini Innocentii Pape tercii pro communi utilitate totius cleri et populi episcopatus, quia nec ulla spes de eius reedificatione remansit". Papa Innocenzo III, con le bolle del 7 marzo e del 25 marzo 1203, ratificò la traslazione nella nuova sede di Sarzana ("locum populosum"). Trasferita nel 1201 a Sarzana la sede del Vescovato e Comitato di Luni, il Comune si trovò a lottare con il potere temporale dei Vescovi. Sarzana era città fedele a Federico II che vi tenne la corte imperiale nel 1226. Intorno al 1240, a seguito delle vicende che portarono al consolidamento del potere imperiale di Federico in Toscana, il vescovo lunense Guglielmo fu costretto all'esilio nella guelfa Lucca e al suo posto prese il potere il marchese Oberto II Pallavicino, nel ruolo di vicario imperiale. Quest'ultimo, con l'aiuto delle forze ghibelline, dei Malaspina e di Pisa, conquistò il borgo di Lerici nel 1241. Nel 1245 Sarzana acquistò il castello di Arcola, le terre fino alla costa del golfo, San Bartolomeo, Pitelli e Muggiano. Dopo la morte di Federico II il vescovo Guglielmo fece ritorno alla sua sede, trovandovi però un altro temibile avversario: Nicolò Fieschi. Il potente nobile genovese, nipote di papa Innocenzo IV, aveva cominciato ad annettersi le contee dei vassalli vescovili e la sua Signoria, con capitale a La Spezia, si estese ben presto da Lavagna alla val di Magra. Solo nel 1270 la fazione ghibellina ebbe il sopravvento nella Repubblica di Genova e nel 1273, da Portovenere, con forze mosse guerra al Fieschi, distruggendo il suo castello San Giorgio La Spezia e costringendolo a cederle le terre in suo possesso. Sono gli anni in cui la repubblica marinara estese il suo interesse all'intero circondario lunigianese. Nel 1273 venne nominato successore del vescovo Guglielmo, Enrico da Fucecchio. Questi, nel 1276, a seguito di episodi di insubordinazione al potere vescovile da parte dei "burgensi sarzanesi" li scomunicò, ma venne cacciato dalla città e costretto a rifugiarsi in Lunigiana. Solo con l'intervento del pontefice Bonifacio VIII, i cittadini furono costretti ad accettare il successore di Enrico, Antonio Nuvolone da Camilla. Nel 1300 il poeta Guido Cavalcanti venne esiliato a Sarzana, dove si ammalò di malaria, malattia di cui morrà di lì a poco. Il 6 ottobre del 1306, nell'antica piazza della Calcandola (l'odierna piazza Giacomo Matteotti), Dante Alighieri ricevette dal marchese Franceschino Malaspina di Mulazzo la procura per recarsi, quella stessa mattina, a Castelnuovo Magra per siglarvi la pace con il vescovo-conte di Luni Antonio Nuvolone da Camilla. Gli atti della cosiddetta pace di Castelnuovo, stesi a rogito del notaro sarzanese Giovanni di Parente di Stupio (i cui documenti originali sono custoditi presso l'Archivio di Stato della Spezia), fanno di Sarzana e di Castelnuovo Magra (con la sola eccezione di Ravenna, dove morì) gli unici luoghi in cui, nell'intera vicenda del suo esilio, è storicamente certa la presenza del poeta. La pace siglata da Dante segnò di fatto la fine del potere temporale dei vescovi in Lunigiana. Il 12 giugno 1316 il vescovo Gherardino Malaspina nominò Castruccio Castracani Visconte della Diocesi lunense, il quale dominò la città fino alla sua morte, il 3 settembre 1328. Successivamente, una rappresentanza della città si recò presso l'imperatore Federico III di Aragona, per chiedere il riconoscimento dei diritti (soprattutto diritti tributari) acquisiti dal vescovo Gherardino in esilio, che li concesse. A partire dal 1320 Spinetta Malaspina il Grande, con l'aiuto dell'amico veronese Cangrande I della Scala, riconquistò tutti i territori perduti nella lotta contro Castruccio Castracani, estendendo il suo dominio anche sulla Lunigiana orientale, la Garfagnana e impadronendosi, nel 1334, persino di Sarzana, sulla quale dominò fino al 1343, anno in cui la città passò sotto il dominio di Pisa. Nel 1407 Sarzana è formalmente sotto la signoria di Gabriele Maria Visconti, ma il 2 agosto entra spontaneamente nel dominio genovese ottenendo ampi riconoscimenti. Genova invia un podestà ad amministrarvi la giustizia. Nel 1421 Tomaso Fregoso, doge genovese deposto da Filippo Maria Visconti, assunse la signoria di Sarzana con giurisdizione su tutta la Lunigiana e scelse di risiedere nella Fortezza di Sarzanello, che fece abbellire e rinforzare. Il Fregoso cercò di restituire l'indipendenza a Genova e di recuperarvi il potere dogale. A questo scopo si alleò con Firenze per condurre azioni militari nel Levante ligure contro il Visconti, ma senza successo. Dovette attendere il 1435 e la rivolta antiviscontea per fare ritorno a Genova. Recuperata la carica di doge, Sarzana ritornò possedimento genovese pur rimanendo feudo della famiglia Fregoso, governato da Marzia, moglie del doge, e da Spinetta, suo nipote. Grazie all'abile politica esercitata nel tempo dai vari esponenti della famiglia, basata sull'autonomia nei confronti di Genova e destreggiandosi nelle guerre tra Firenze, Lucca e Milano, i Fregoso giunsero a estendere il loro dominio su buona parte della Lunigiana. Nel 1468, indebolito nel suo potere feudale, Lodovico Fregoso fu costretto a vendere Sarzana a Firenze, ma riuscì a farvi ritorno nel 1479 acclamato dalla popolazione memore del suo buongoverno. Nel frattempo, nel 1469, l'imperatore Federico III d'Asburgo aveva insignito Sarzana del titolo Sigillum civitatis Sarzane, concludendo l'iter di elevazione del borgo di Sarzana a rango di città avviato già con la bolla di papa Paolo II del 21 giugno 1465. I Fiorentini estromessi da Sarzana erano riusciti a mantenervi un presidio nella fortezza di Sarzanello, difesa da un centinaio di uomini. Firenze, in quel momento impegnata in altre guerre chiese la restituzione del territorio sarzanese in virtù del trattato del 1468, ma al momento poté reagire solo debolmente. Quando poi poté esercitare una forte pressione militare, Agostino Fregoso e Lodovico Fregoso, disperando di poter resistere, per l'utilità e il bene della stessa comunità sarzanese, stabilirono di cedere la loro signoria al genovese Banco di San Giorgio e comunicarono la loro decisione, il 29 marzo 1484, al parlamento di Sarzana. Il Codice Pelavicino e il Registrum vetus sono le più importanti raccolte documentarie di fatti storici, di cronaca e atti giuridici di Sarzana e di tutta la Lunigiana riferibile al periodo medievale. Il vescovo Guglielmo di Oberto Pelavicino fece redigere durante il suo episcopato un "Liber Magister" sul quale venivano trascritti tutti i diritti, i privilegi e le proprietà che il vescovo vantava all'interno della diocesi. Nel XIII secolo venne commissionato il riordino dei documenti e la raccolta venne chiamata Codice Pelavicino in onore proprio del vescovo Guglielmo. Il lavoro, iniziato nel 1287 e completato nel 1289, mirava alla conservazione e al recupero di tutti i privilegi comitali. Nel 1330 il Comune di Sarzana riuscì a svincolarsi con l'aiuto imperiale dal vescovo e i consoli provvidero a far raccogliere i decreti e i documenti che comprovavano l'autonomia comunale. La raccolta ordinata dalle autorità laiche fu trascritta nel Registrum civitatis Sarzane, il quale nel XVII secolo venne rinominato Registrum vetus, così da distinguerlo dal Registrum novum, una nuova raccolta documentaria. Il Registrum vetus ha inizio con il diploma di Federico I (scritto a Lodi il 4 novembre 1163) e si conclude con la bolla di Clemente VIII (5 giugno 1592). Un breve poemetto scritto da un ignoto autore nella seconda metà del XV secolo, dal titolo La Guerra di Serrezzana, descrisse la guerra iniziata tra la Repubblica di Genova, che aveva riconquistato Sarzana, e la Signoria dei Medici che ne rivendicava il possesso per averla acquistata nel 1468 da Lodovico Fregoso per la somma di 35 000 fiorini, ma che poi suo figlio se l'era ripresa con le armi. Per via dell'evidente esaltazione di Lorenzo de' Medici, si ipotizza che l'opera sia da attribuirsi a un rappresentante della Signoria medicea, dello stesso Lorenzo de' Medici o del vicino araldo Lorenzo Filareti, ma il nome dell'autore rimane comunque ignoto. Il genovese Agostino Fregoso, a quel tempo signore di Sarzana, non potendo contrastare le armate fiorentine, aveva ceduto la città al Banco di San Giorgio. Tra il genovese Banco di San Giorgio e la Signoria di Firenze ebbe inizio una contesa definita così nella prefazione del poemetto stesso: "Piccole guerre che riescono molto più dannevoli di regolari combattimenti perché continue e di poco o verun risultamento". I Medici, nella loro operazione di riconquista, poterono fare affidamento sul loro alleato Gabriele II Malaspina, marchese di Fosdinovo, ma i Genovesi, guidati da Gianluigi Fieschi, nel marzo 1487 mossero alla conquista dell'antico borgo di Sarzanello, saccheggiandolo e distruggendone le abitazioni. I genovesi risalirono quindi la collina per stringere d'assedio la fortezza, usando, sembrerebbe per la prima volta, mine o polvere esplosiva per espugnarla. Il conte di Pitigliano, Niccolò Orsini venne inviato a dare man forte agli assediati: i Genovesi furono sconfitti il 15 aprile e furono fatti prigionieri, tra i quali lo stesso condottiero Gianluigi Fieschi e suo nipote Orlandino. Dopo la sconfitta i Genovesi organizzarono la loro difesa nel borgo di Sarzana, mentre i Fiorentini si diressero verso il fiume Magra giungendo sino al borgo di Trebiano con l'intenzione di conquistarlo senza colpo ferire. La manovra non ebbe esito per la fedeltà degli abitanti verso la repubblica genovese. Allo stesso modo rimase senza successo anche il tentativo dei toscani di conquistare l'abitato di Lerici e di assicurarsi così l'accesso al golfo della Spezia. I Fiorentini decisero allora di ripiegare su Sarzana, di porre assedio alla città e di indurre le difese genovesi alla resa per scarsità di viveri e di munizioni. Il 15 maggio i soldati toscani si portarono sotto le mura puntando le bombarde contro la città e l'8 giugno presero la chiesa e il convento di San Francesco. Il 22 giugno, forse avendo avuto notizia dell'imminente arrivo di Lorenzo de' Medici, i Genovesi si arresero alle truppe fiorentine. La fortezza Firmafede, costruita a sud est della città con la collaborazione dei Pisani, andò distrutta nel corso dell'assedio, ma venne poi fatta ricostruire da Lorenzo de' Medici e denominata Cittadella. Il luogo porta ancora quel nome e mostra lo stemma mediceo. Nel 1494 Carlo VIII, re di Francia, scese in Italia con un esercito forte di 30.000 uomini e artiglierie, per conquistare il Regno di Napoli. Nel percorso devastò e saccheggiò i centri di Fivizzano, pose assedio alla Fortezza di Sarzanello e impose a Piero de' Medici, succeduto al padre, la cessione di Sarzana e di altre città (per questo cedimento alle pretese del re francese Firenze si solleverà cacciando i Medici). Sarzana venne così in possesso del re francese che più tardi, nel 1496, la rivendette al Banco di San Giorgio che poi la cedette definitivamente alla Repubblica di Genova nel 1572. Da allora Sarzana legò il suo destino a quello di Genova che la elevò a sede dell'omonimo Capitaneato, provvedendo a cingerla con una massiccia cinta muraria (che in gran parte venne abbattuta nella prima metà del XIX secolo) e tenendovi una guarnigione. Il XVI secolo vide l'inizio del declino economico della città di Sarzana, sfavorita dalla mancanza di un porto. Nel 1605 la Repubblica di Genova si oppose alle mire del re di Spagna Filippo III su Sarzana e sulla Lunigiana, intese a garantirsi un sicuro accesso ai suoi possedimenti lombardi, e rafforzando le difese nel Levante ligure. Il futuro doge Giannettino Odone ricoprì l'incarico di governatore di Sarzana. Nel 1747, nel corso della guerra di successione austriaca, la città fu assediata dalle forze austriache e la fortezza di Sarzanello, presidiata da forze genovesi e francesi, venne bombardata senza successo. Alla caduta della Repubblica di Genova (1796), sull'onda della rivoluzione francese e a seguito della prima campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, Sarzana rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento del Golfo di Venere, con capoluogo La Spezia, nell'ambito della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798, con i nuovi ordinamenti francesi, rientrò nel I cantone, come capoluogo della Giurisdizione di Lunigiana e dal 1803 divenne centro principale del I cantone della Lunigiana nella Giurisdizione del Golfo di Venere. Dal 13 giugno 1805 al 1814, con tutta la Liguria annessa al Primo Impero francese, la città viene inserita nel Dipartimento degli Appennini. Papa Pio VII, diretto a Genova, fece ingresso a Sarzana nell'aprile 1815 proveniente da Roma dove, dopo la fuga di Napoleone dall'Elba, le truppe di Murat avevano invaso lo Stato Pontificio. Alla caduta definitiva di Napoleone la città di Sarzana entra a far parte nel 1815 del Regno di Sardegna, nella provincia di Levante, successivamente, dopo l'Unità d'Italia, nel Regno d'Italia dal 1861. A quella data la popolazione cittadina assommava a 9 100 abitanti. Dal 1859 al 1927 il territorio era compreso nel V mandamento del circondario di Levante che era parte della provincia di Genova. Nel 1923, quando venne invece istituita la Provincia della Spezia, il territorio sarzanese entrò nella nuova provincia. La creazione del nuovo capoluogo di provincia alla Spezia ha comportato lo spostamento degli uffici pubblici (tribunale, sottoprefettura, ecc.) da Sarzana alla Spezia. Nel 1929 anche la Cassa di Risparmio e la Banca del Monte di Sarzana confluirono nella Cassa di Risparmio della Spezia e, nello stesso anno, venne spostata anche la sede vescovile, mantenendo però il Seminario nel centro storico di Sarzana. Sarzana fu teatro di uno scontro tra squadristi e carabinieri il 21 luglio 1921, durante i cosiddetti Fatti di Sarzana, quando i carabinieri al comando del capitano Guido Jurgens, a seguito di un colpo di arma da fuoco, spararono sugli squadristi. Successivamente parte dei fascisti fuggiti nelle campagne furono uccisi dagli Arditi del Popolo. I fatti di Sarzana ebbero un'ampia eco nazionale e su di essi intervennero i massimi esponenti politici dell'epoca (Gramsci, Turati, Mussolini, Giolitti, ecc.). Nel periodo della dittatura fascista furono molti i sarzanesi che subirono condanne dal "tribunale speciale" per attività antifasciste: alcuni inviati al confino, altri licenziati o perseguitati. Ingente è stata l'emigrazione politica degli antifascisti sarzanesi, soprattutto diretta verso la Francia. Durante l'occupazione nazista la popolazione di Sarzana diede un decisivo contributo alla lotta partigiana. Sulle colline sovrastanti la città si formarono gruppi spontanei dei cosiddetti "sbandati" poi riuniti in vere brigate partigiane di cui la più famosa fu la Brigata Garibaldi "Ugo Muccini". La lotta che intrapresero queste formazioni fu determinante per contenere la violenza e la forza degli occupanti tedeschi e fascisti, responsabili di eccidi efferati nelle vicine località lunigianesi e garfagnine. Un altro fattore determinante fu la vicinanza alla Linea Gotica, fattore che caratterizzò l'asprezza della lotta partigiana nel sarzanese sottolineata da molteplici scontri tra partigiani e nazifascisti, scontri nei quali venne pagato un alto tributo di vite alla riconquista della libertà e della democrazia. Il 4 gennaio 1937 venne commesso presso il collegio della Missione di Sarzana un brutale omicidio: il direttore dell'istituto, padre Umberto Bernardelli, e il vecchio portinaio, fratello Andrea Bruno, furono uccisi a colpi d'arma da fuoco, mentre alcuni studenti vennero feriti. Dopo le prime indagini venne accusato un certo Vincenzo Montepagani, studente di ingegneria all'Università di Pisa, nonché insegnante precario presso il collegio. L'uomo però venne assolto dopo un discusso processo. Pochi mesi dopo furono commessi altri due omicidi che avevano un legame con i precedenti: una delle due vittime lavorava come barbiere proprio all'interno del collegio. Soltanto dopo il massacro del guardiano dell'Ufficio del Registro, avvenuto nel dicembre 1939, venne arrestato per tutti i delitti il diciassettenne Giorgio Vizzardelli, studente del collegio e figlio del direttore dell'Ufficio del Registro. Il giovane confessò i delitti e venne così condannato all'ergastolo. Dopo ventotto anni passati tra il carcere e il manicomio criminale, Giorgio Vizzardelli fu messo in libertà vigilata per buona condotta. Dopo cinque anni riacquistò la totale libertà, ma pose fine alla sua vita tagliandosi la gola con un coltello da cucina. Stemma Gonfalone Bandiera Simbolo ufficiale di Sarzana è lo stemma comunale, concesso con l'apposito Regio decreto datato al 9 marzo del 1893. Esso è composto da uno scudo a forma gotica ed è ornato a sinistra da un ramo di olivo e a destra da un ramo di quercia uniti da un nastro. La simbologia interna allo scudo rappresenta la mezzaluna e la stella a otto punte, presenti anche in molti altri stemmi di città appartenenti alla Lunigiana. Sopra di esse è presente l'acronimo O.P.Q.L. che ricorda l'origine di Sarzana dall'antica colonia romana Luni. L'acronimo O.P.Q.L. infatti corrisponde a Ordo PopulusQue Lunensium, che significa: "Governo e popolo di Luni".
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