Campagnano di Roma
cittadina
Campagnano di Roma è un comune italiano di 11 390 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio, situato a circa 33 chilometri a nord da Roma. Posto sulle pendici del monte Razzano, a circa 270 m s.l.m., il paese sorge su un'altura di roccia tufacea, circondata da fossi naturali, sui colli che formano le pendici della Valle di Baccano, antico lago vulcanico poi prosciugato. Il territorio è costituito da altopiani in tufo utilizzati a coltivazioni agricole, da valloni scavati da fossi e da pendici ricoperte da boschi allo stato naturale, tutti elementi caratteristici della struttura geomorfologica dell'Etruria meridionale. Il territorio comprende inoltre la costa orientale del lago di Martignano e parte del Parco regionale di Veio. Per la flora si trovano specie rare, segnalate dalla commissione straordinaria istituita dalla Regione Lazio per lo studio dei biotopi da proteggere nel Lazio: Gymnogramme leptophyila, Carex remota, Phyllitis scolopendrium e Cardamine amara. Per la fauna, ospita tra i mammiferi numerosi mustelidi: faina (Martes foina), martora (Martes martes), donnola (Mustela nivalis) e tasso (Meles meles); diffusi sono la volpe (Vulpes vulpes), il cinghiale (Sus scrofa) e il riccio (Erinaceus europaeus), mentre più raro risulta l'istrice (Hystrix cristata). La zona presenta inoltre una fauna avicola molto varia i cui esponenti più notevoli sono i rapaci: il nibbio bruno (Milvus migrans), la poiana (Buteo buteo), osservabile per lo più in zone aperte, lo sparviero (Accipiter nisus), in zone di bosco, l'albanella minore (Circus pygargus), che nidififca nelle zone erbose e coltivate; molto comune infine è il gheppio (Falco tinnunculus). Tra gli strigiformi presenti la civetta (Athene noctua), il barbagianni (Tyto alba), il gufo comune (Asio otus), l'assiolo (Otus scops) e l'allocco (Strix aluco). L'insediamento più antico accertato, risalente all'età del bronzo, intorno al 1500 a.C. compare a ovest di Monte Razzano, nei pressi della valle di Baccano e del lago di Martignano. Nell'antichità, opere intense di disboscamento sembrano essere avvenute soltanto a partire dal VI secolo a.C. All'VIII secolo a.C. vengono datati un piccolo insediamento a Mola dei Monti, già occupato nell'Età del Bronzo, ed una necropoli di un centinaio di tombe in località Costa del Follettino; inoltre nel 1985, durante i lavori agricoli, è stata individuata una tomba isolata nella zona compresa tra Monte dell'Impiccato e Poggio del Mello; la datazione dall'VIII secolo a.C. è determinata in base al corredo contenente pochissima ceramica e molti oggetti di bronzo. Nel VII secolo a.C. si assiste al tentativo di ricolonizzare le alture di Monte Sant'Angelo, situato fra la valle di Baccano e il lago di Martignano. Tutte le tombe di questo periodo somigliano molto più a quelle dei territori falisco e capenate, che a quelle del territorio veiente, poiché, gravitando nell'orbita veiente, l'area in esame subisce l'influenza di quella cultura formatasi tra la Sabina, i Monti Cimini e il Tevere. Agli Etruschi si deve la tagliata (una gola artificiale) del VII secolo a.C. che collega la valle di Baccano con il lago di Martignano. Successivamente alla sconfitta della città etrusca di Veio, il territorio di Campagnano fu teatro di scontri tra Etruschi e Romani. Con l'inizio del III secolo a.C. iniziò il ripopolamento dell'area, che, dopo la presa di Falerii nel 241 a.C., entrò a far parte del dominio romano. Sulla sommità del monte Razzano viene eretto un tempietto dedicato a Bacco, da cui ha origine il toponimo di ad Baccanas dato alla Valle di Baccano. Nel I secolo a.C. in Monte Sant'Angelo nacque un insediamento che sopravvive fino al II secolo d.C. L'età imperiale vede un periodo di intenso aumento demografico e dell'abitato, parallelamente al rinnovato interesse per l'Etruria settentrionale e per la via Cassia. Nella valle di Baccano, a ridosso della strada romana sorse la Mansio ad Vacanas, ovvero una stazione di posta, per il ristoro dei viaggiatori ed il cambio dei cavalli. Costruita nel I secolo d.C. su strutture di epoca repubblicana, la mansio era composta da un'area adibita al riposo del viaggiatore (impianti termali e botteghe), un'area adibita alla cura dei cavalli (stalle e rimesse), un'area adibita alle attività pubbliche (caserma dei soldati, piazza del mercato, portico con fontana). Gli scavi qui condotti hanno confermato il percorso della strada, segnalato negli antichi itinerari. Durante la crisi del III secolo iniziò il fenomeno del lento abbandono delle campagne intorno a Roma. La "Villa dei Severi", al km 26 della via Cassia, è stata interpretata come quella di proprietà dell'imperatore Caracalla, dove nel III secolo sarebbe avvenuto il martirio di sant'Alessandro, vescovo di Baccano. Allo stesso periodo si riferiscono i resti di due cimiteri cristiani presso Baccano, in uno dei quali sarebbe stato sepolto il santo. Tra VIII e IX secolo dai fondi romani ormai disabitati nascono le Domuscultae, zone destinate all'agricoltura a coltura mista, amministrate dal Papa che nell'VIII secolo inizia a governare economicamente il territorio. Le Domuscultae nacquero con lo scopo di ricolonizzare la campagna romana disabitata e allo stesso tempo difenderla e amministrarla. Abbiamo nel 1076 le prime documentazioni scritte dell'esistenza di Campagnano, all'epoca dello smembramento della Domusculta Capracorum. Con la caduta della Domusculta ebbe inizio la fase di incastellamento di Campagnano: gli abitanti dei borghi sparsi nel territorio limitrofo si trasferirono in luoghi di difesa e iniziarono a fortificare la rocca tufacea dell'attuale borgo di Campagnano. Alla caduta dell'impero il territorio di Campagnano era occupato soltanto da sparsi nuclei abitati, il più rilevante dei quali era il vicus Baccanensis. Le continue pressioni di Ostrogoti, Visigoti, Longobardi, Franchi e Saraceni provocarono l'abbandono delle zone rurali: i contadini si rifugiarono nella città, lasciando le piccole proprietà, che vennero accorpate ai grandi possedimenti. Nel Medioevo presso la Valle di Baccano, transitava la Via Francigena o Romea, di cui la Mansio ad Vacanas costituiva luogo di sosta. In particolare, nell'Itinerario di Sigerico, con il nome di Bacane essa costituiva la III Subambsio in uscita da Roma. A Baccano nell'XI secolo è attestata la presenza di un borgo, detto di Sant'Alessandro, sotto la giurisdizione della Camera apostolica. Nel 1270 è testimoniato lo statuto di Campagnano fra il popolo e il cardinale Riccardo Annibaldi, e fu uno dei primi statuti della Campagna Romana. Nel 1410 il senato di Roma vende la città di Campagnano a Gentile Orsini. Con gli Orsini inizia il periodo d'oro di Campagnano, che subisce grandi trasformazioni urbanistiche. Diventa nel XV secolo meta di soggiorni di papi, cardinali, nobili di alto rango con i seguiti delle loro corti, per godere dei benefici della campagna mentre a Roma infuriava la peste nera. Gli Orsini fecero costruire, all'incirca nella prima metà del XV secolo, un castello che ebbe notevole importanza militare, strategica e architettonica nell'alto Lazio rinascimentale, che venne in parte demolito nel XVIII secolo. Artisti come Francesco di Giorgio Martini, Giacomo Del Duca (allievo di Michelangelo Buonarroti) e Francesco de Gnocchis parteciparono a realizzare questo periodo glorioso della famiglia Orsini e di Campagnano. Nel 1558 Campagnano e altri castelli, vengono annessi al ducato di Bracciano. Nel 1662 papa Alessandro VII autorizza Flavio Orsini per la vendita della città a Flavio Chigi, suo nipote. Dal XVII al XIX secolo con il governo della famiglia Chigi, sotto il controllo del papato, Campagnano vede un periodo di grandi trasformazioni. Vengono tracciate nuove strade, modificato l'assetto urbano con la costruzione di nuovi edifici, la demolizione di alcuni edifici vecchi e il restauro di altri, ma soprattutto si attuano i lavori di bonifica dei laghi paludosi di Baccano e di Stracciacappe. Fra il '600 e il '700 viene costruito un nuovo borgo, più a sud rispetto al borgo medievale chiamato il Borgo Paolino, oggi corrispondente a Corso Vittorio Emanuele, e viene costruita la colossale Porta Romana, oggi chiamata semplicemente "l'Arco" dai campagnanesi, che diventa ben presto un simbolo dell'intera cittadina. L'espansione dell'abitato di Campagnano che si ha in questo periodo porta al graduale abbandono e del centro storico, che durerà fino alla fine del XIX secolo. Il borgo verrà rivalutato e restaurato solo con l'inizio del XX secolo. Nel 1817 il comune di Campagnano riacquista la piena autonomia in tutto il suo vecchio territorio eccetto Polline Martignano, frazione che si distacca nel 1925, e Magliano, scissasi nel 1958. Lo stemma è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 25 gennaio 1940. Il gonfalone in uso è un drappo partito di rosso e di azzurro; qui le tre maniglie superiori della campana (anse) sono colorate di rosso, di azzurro e di rosso.
© wikipedia
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